Emiliano
Come concordato, chiamo Emiliano in tarda mattinata. Emiliano Malagoli è il presidente di Di.Di. Nel 2011 ha perso la gamba destra a seguito di un incidente stradale in moto ma, caparbio com’è, un passo alla volta è ritornato a correre in pista. Nel 2012 durante una gara incontra Chiara Valentini, campionessa europea 2006 classe 600, anche lei rientrata nel circuito delle corse dopo 4 anni di fermo a seguito di un infortunio. Diventano una coppia anche nella vita. Ora, se c’è una cosa che un disabile ha nel proprio DNA è un gene troppo spesso messo da parte: quello della condivisione. Dal loro incontro nasce così la Onlus Di.Di. che intende consentire a altri disabili di intraprendere lo stesso percorso. È un po’, seppur in forma ridotta, la stessa filosofia di questo diario.
Parliamo dell’evento di sabato e gli esprimo tutta la mia ammirazione per il lavoro che stanno portando avanti. È arrivato però il momento di affrontare la questione della patente A Speciale. Mi dice subito che non sarà una passeggiata, che ci sarà da lottare e stringere i denti perché, a causa delle lungaggini burocratiche e dell’indifferenza delle istituzioni, è più facile dire subito “no” che impiegare del tempo per esaminare caso per caso. Aggiunge che la mia condizione è anche un po’ più complicata del normale perché le commissioni della Motorizzazione Civile sono più propense a concedere la patente a disabili che hanno deficienze funzionali agli arti inferiori piuttosto che a quelli superiori. Inoltre mi consiglia di orientarmi su una moto con cambio automatico o semiautomatico: i dispositivi da manovrare con un solo braccio sono troppi per aggiungere anche la preoccupazione di gestire un cambio manuale. Comunque mi prospetta due strade: una ha percentuali di successo più elevate, con l’altra, nel caso fallisca la precedente, le percentuali si riducono. Ma questo semmai lo si vedrà in seguito, mi rassicura.
Il primo passo del percorso più favorevole è prenotare una visita con un medico ortopedico di Bologna accreditato che, nel caso di parere favorevole, mi prescriverà un esoscheletro su misura per me col quale fissare la visita di valutazione in Commissione Motorizzazione finalizzata a ottenere il “foglio rosa”. Una volta superato questo scoglio si ha un anno di tempo per sostenere l’esame, tempo che verrà impiegato per le necessarie esercitazioni di guida con una moto adattata. Mi consiglia di scrivergli subito perché l’indomani lo incontrerà. Mi spertico in ringraziamenti e ci salutiamo con la promessa di sentirci presto.
Scrivo all’ortopedico che mi risponde a stretto giro: prima di fissare la visita vorrebbe visionare dei video per valutare mobilità e forza del solo braccio sinistro impegnato in un paio di manovre. Rispondo di realizzarli quanto prima. In realtà dovrò ancora aspettare: un po’ perché non ho ancora recuperato la piena forma fisica dopo la chemio, un po’ perché la data dell’intervento chirurgico si avvicina e comporterà almeno tre mesi di convalescenza. Ma è solo tutto rimandato: la battaglia è appena iniziata.
