Monday is blue
Un diario è come uno scrigno. Conserva a distanza di tempo pensieri, impressioni e avvenimenti di un dato momento. Istanti colti nell’immediatezza senza filtri, come con una macchina fotografica. E senza filtri significa anche essere onesto nel raccontarli. Così in questo scrigno non ci saranno solo i gioielli sfolgoranti dell’entusiasmo, ma anche i ciottoli sgraziati delle delusioni. E oggi è un giorno così, un giorno no. Forse dipende dalla forzata inattività e quindi dall’impossibilità di governare gli eventi, ma dovevo aspettarmelo che sarebbe arrivato il momento dello scoramento.
La sola cosa che oggi mi è permesso fare è prepararmi, recuperare la forma fisica. Cosce, glutei, bicipiti. Ogni giorno spingersi più in là di quello che il tuo corpo ti consente. Cosce, glutei, bicipiti. Serie dopo serie, cercando di vincere la resistenza di un elastico anche se non ti reggi in piedi. E vorresti mollare subito, cedere alla paura di non riuscire. Ma chi te lo fa fare Marco? La sirena ti sussurra suadente all’orecchio che è così facile lasciarsi andare, così dolce gettare lontano lo scudo come Archiloco e lasciare che le cose vadano per conto loro. Cosce, glutei, bicipiti. E camminate nel parco sotto casa con i tempi che allunghi di cinque minuti ogni tanto cercando di ignorare quell’altra sirena che molle e lasciva ti invita a fermarti su una panchina a riposare e goderti quei primi raggi di sole che annunciano la primavera. Ma tu non sei Ulisse e nemmeno quel guerriero di prima linea che sprezzante sputa in terra aspettando l’assalto della falange avversaria.
Così siedi. Cedi. Poi ti ricordi di un altro poeta, Tirteo, uno spartano del VII secolo a. C. che cantava gli irriducibili opliti di Sparta: “Resista ognuno ben piantato sulle gambe al suolo, mordendosi le labbra con i denti, nascondendo le cosce, gli stinchi, il petto e gli omeri entro la pancia d’uno scudo immenso”. E capisci che a volte tutto quello che devi fare è resistere, stringere i denti e resistere. Accogliere e riconoscere la paura, non semplicemente scacciarla. Cosce, glutei, bicipiti. Resistere. Ma non oggi. Oggi è una giornata no. Ci sta, bisogna accettarsi anche nelle proprie debolezze. E poi, in fondo, tra qualche giorno sarà di nuovo venerdì…
Friday, I’m in love (The Cure), 1992